Dissertazioni

lunedì 31 maggio 2010

Le cinque.

Bella di notte


Pensavo che a quest'ora dovrei dormire, che domani ho lezione alle nove, dalle nove all'una, e poi laboratorio dalle due alle sei. Una cosa da poco.
Ma dovrei dormire.
Pensavo che, in verità, non ho sonno praticamente per niente.
Pensavo a un po' di cose.

Pensavo che il mio dentifricio preferito è AZ.
io
mi lavo i denti
con AZ.
A dire la verità mi lavo i denti con AZ per una ragione ben precisa. Per via del fatto che la sede legale di AZ a Roma sta a Viale Cesare Pavese.
E Pavese è il mio scrittore preferito.
Anzi no, Pavese era il mio scrittore preferito.
Poi ho letto James Ellroy, ed Ellroy è diventato il mio scrittore preferito. Poi sono capitato su Medina Reyes, che quindi è diventato il mio lettore preferito. Poi sono inciampato in Emidio Clementi, e non vi dico cosa è diventato.

Pensavo che in questo momento il mio scrittore preferito sono io.
Perché mi sto leggendo, non per altro.

Pensavo che io, in fondo, sono un tipo abbastanza influenzabile.
Pensavo che mi piace praticamente tutto. A parte qualche particolare eccezione.

Pensavo che forse sono stati i due caffè di oggi.
Ehm no, di ieri.

Buongiorno mondo, vado a dormire.
(The Kinks - A well respected man)

venerdì 28 maggio 2010

Pillole


Postilla.

Vorrei dire la prima cosa che mi passa per la testa ma finirei col non farmi capire. 
Perciò dirò la seconda.. 
Mi pare che il tempo si sia disperso con quella strana pioggia che è scesa questo pomeriggio. 
A dirotto.
Una pioggia di proiettili che Dio ha sparato sui poveri mortali...
Per redimerli.

Mi pare che il tempo sia corso via troppo in fretta. Tra una cazzata e l'altra. Di questo passo non riuscirò a fare tutto quello che mi ero riproposto di fare. E finirò per lamentarmi.

E nient'altro.

Mi fa male il mondo.
Mi pare che qui sia diventato tutto troppo artificioso, schiavo di una meccanica da quattro soldi. Un modo come un altro per non cadere in tentazione di un fuori percorso.
Finiremo per andare avanti in fila indiana.
Partiti tutti dallo stesso punto. E finiti tutti allo stesso punto.

Ti odio, maledetto.
Ti odio come non mai. Perché non hai cuore per finire quello che hai iniziato. E non hai fegato per cominciare qualcosa di diverso.
Ti odio e ti odierò sempre.
Qualunque cosa tu faccia.

(16 Horsepower - I seen what I saw)

mercoledì 19 maggio 2010

L'ultimo dei porcocani.


Porcocane è una bestemmia o, come si dice dalle parti mie, "na 'iastèma"
Porcocane era l'unica, tra le bestemmie, a rientrare nel codice di rigore morale del nonnino mio anche se nella variante "ma porco quel cane!"... e chissà poi a quale, tra quelle povere bestie, si riferiva.

Porcocane non è propriamente una bestemmia.
Porcocane è un'alternativa.
Porcocane è un modo gentile e non troppo elegante per non prendersela col buon Dio che ci ha dato la vita e, visto come ci stiamo comportando, prima o poi ce la toglierà.
Porcocane.


Porcocane è un stile di vita.
Porcocane è una rabbia velata da una sottile ironia. E' un'immagine subliminale nascosta tra i fotogrammi di un film. Se lo vedi bene, se non lo vedi il tuo subconscio lo vede per te.
Claro? Claro che sì.

Porcocane è dire e non dire.
Porcocane è la ragione per cui ogni anno un fottio di cani finiscono in autostrada ed è fortuna se non ci muoiono anche.

Ed io ho deciso di smettere.
E questo sarà l'ultimo dei porcocani.


Ma PooorcoCanee

(The Dad Horse Experience - Schwarz gruen weiss)

sabato 15 maggio 2010

Datti da fare.




Allora, facciamo così: io scrivo se scrivi pure tu.
Non è che come al solito devo fare sempre tutto io.
Dev'essere uno scrivere reciproco, un intenderci nello stile e nella forma. Due anime che si fondono e creano l'operà.
Ma sempre in incognito, per via di quella questione lì, quella dei diritti d'autore. Così sembra che scrive il capo.
Solo che ci sono dei problemi. Io, tanto per fare un esempio, ho una buco nel cervello. Per essere precisi il buco sta proprio nel cozzo dove ci stanno le parole... quindi perdo parole. Escono parole. Si mischiano parole. Si stendono parole.

A caso.

Se la maggior parte della gente qui non volesse un discorso serio e preciso, coerente con le premesse e con delle motivazioni, delle finalità, sempre forti e dirette non ci sarebbe problema.
Ma non è così.
E mi sento un po' spaesato. Anzi, fuori luogo. 
Ecco. Mi sento fuori luogo.
Dico per dire, ora mi piacerebbe mettermi a ballare sotto la pioggia, ammè. Ma piove. Dovesse vedermi qualcuno non la prenderebbe proprio come una cosa intelligente. Piuttosto mi darebbe dello Scemo. 

Comunque dicevo, io e te dobbiamo scrivere. Cioè io voglio scrivere, ma se non scrivi pure tu non scrivo. Non vedo perché quello che si deve sputtanare sono sempre e solo io. Quindi mettiti l'anima in pace e datti da fare. 
L'inchiostro sta lì, penna dei miei stivali.
Scrivi.

(Steve Isles - Ruskies)

mercoledì 12 maggio 2010

Per un futuro migliore...




La prossima volta, per favore, mettiamoci d'accordo prima.
Così finisce che non devo, come al solito, disorganizzarmi all'ultimo minuto dalla sterminata lista di impegni che ho preso con altri.
Perché sono un tipo impegnato, io. 
Anche se non si direbbe.

Praticamente, per farla breve, c'è stata una riunione di condominio. Bisogna decidere chi prenderà il posto di capobranco che qua se non c'è nessuno che dirige niente si fa.
Siamo demotivati, noi, con uno spiccato slancio alla sedentarietà. L'unica volta che abbiamo provato a fare qualcosa di testa nostra al posto di fare come i francesi "la presa alla Bastiglia" abbiamo fatto "la presa alla poltrona".
E non era possibile andare avanti così.

Anche se non volevo mi sono visto costretto a scendere a patti con le voci di corridoio.
Per un leader carismatico e dalla mano ferma. Impassibile. Che sappia cosa è giusto fare e cosa no. Da seguire sempre e senza esitazione. Fino alla morte.
Non è una dittatura. Non è una comune. Manco un impero o un piccolo regno.
E' semplicemente un condominio.
E io sto al primo piano. Il piano di ripresa economica. Il mio prossimo piano, il terzo, sarà quello di fondare una coalizione di ferro e cemento per riprendere gli scalini che sono caduti sotto il pianerottolo nemico.

Assolutamente dobbiamo evitare che si ripeta l'orrore del paese dei balocchi.

Pimpi, eri uno di noi. Sarai sempre nei nostri cuori.


martedì 11 maggio 2010

Si aprano le danze







Facciamo una bella coppia, io e i pinguini dell'antartide.
Non ci sentiamo mai, non ci vediamo mai e non litighiamo mai. Ma ho ragione di credere che nessuno al mondo si vuole bene come ci vogliamo bene noi.
Abbiamo una sorta di legame, noi. Come il burro e le uova. Come il mare e la stuoia. Come il burattino e il burattinaio. Come l'assassinato e l'assassino. Come Pinocchio e Pinocchietto... no, mi sa che a 'sto giro dovevo dire Geppetto.
Era solo per dire che ci vogliamo bene.
In un modo o in un altro.

Oggi piove. Ieri pure. Domani forse. Continua così voglio diventare abbastanza bravo a scindere l'idrogeno dall'ossigeno, tanto per fare qualcosa che non sia inutile come dormire dalla sera alla mattina e dalla mattina alla sera. O almeno per credere che sono capace di adattarmi all'ambiente che mi circonda senza spendere troppe energie. Che c'è crisi e bisogna risparmiare.

Così ragionano i rospi tosti.
E io sono un rospo tosto, si capisce.

Ho pensato.
Ho pensato che ques'estate stavo passeggiando con quel cane sopra. Faceva caldo ma non troppo. C'era gente ma non troppo. Ero stanco ma non troppo.
Ma non troppo.
Praticamente eravamo io e quel cane. Un mezzo uomo e un mezzo cane. Ma tutto sommato si stava bene. Io e il cane. Che poi era femmina quel cane. 
Ho pensato che a volte sarebbe bello avere un cane da portare a spasso. Ma sarebbe molto più corretto dire che sarebbe bello avere un cane che mi porti a spasso. Per quando non ho voglia di pensare e vorrei solo farmi tirare in giro, per vedere come va il mondo là fuori tra un filo d'erba, un paletto di legno e un pilastro. Per fare bau bau e pipì senza ritegno.
Sarebbe bello.
E anche comodo.

Ma non troppo.
(Mel Dune - The crystal frontier)